Canto VI della Divina Commedia, a cura di Martina Michelangeli
Il canto VI dell’Inferno inizia con il risveglio di Dante dopo aver perso i sensi nel canto precedente a causa della pietà vero la storia di Paolo e Francesca. Il poeta si guarda intorno e vede nuovi tormenti e nuove anime tormentate da ogni parte di quel luogo.
I due poeti sono giunti al terzo cerchio, dove c’è la pioggia eterna, maledetta, fredda e fastidiosa, senza mai cambiare di intensità: dal cielo cade una grossa grandine, acqua nera mischiata a neve e la terra emana un cattivo odore. Il custode di questo cerchio è il demone Cerbero, animale crudele e mostruoso che latra con le sue tre teste come un cane sui dannati che si trovano in quel luogo: gli occhi sono rossi, la barba sudicia e nera, il ventre largo e le mani hanno lunghe unghie che graffiano i dannati facendoli a pezzi. La pioggia costringe questi dannati a urlare come cani, e per proteggersi a vicenda si muovono uno affianco all’altro.
Cerbero quando vede i due poeti apre le sue tre bocche mostrando le fauci e Virgilio prende la terra con le mani e con i pugni pieni la getta nelle gole affamate di Cerbero: Dante descrive Cerbero come un cane che latra per avere del cibo e dopo aver mangiato si quieta.
Dopo aver fatto calmare il demone Dante e Virgilio camminano su quelle ombre che sono oppresse dalla pesante pioggia: le anime giacciono tutte distese a terra, tranne una che si alza a sedere appena si accorge dei due poeti.
Il dannato si rivolge a Dante, dicendogli di riconoscerlo, ma il Poeta non riesce a capire chi possa essere quell’anima poiché la pena che deve subire non gli permette di ricordare. Il dannato rivela si essere un concittadino di Dante, i fiorentini lo chiamavano Ciacco e per il suo maledetto vizio della gola viene condannato in quel luogo e tormentato dalla pioggia, rivelando che anche le altre anime che si trovano lì sono tutti golosi.
Dante prova pietà per l’anima del concittadino e gli chiede quale sarà il futuro della loro città Firenze: Ciacco risponde che dopo una lunga contesa fra le due fazioni la parte bianca durerà tre anni al potere e quella nera prenderà il sopravvento con l’aiuto di una persona che adesso si destreggia (Bonifacio VIII), e coloro che fanno parte della bianca saranno oppressi con duri provvedimenti, riconoscendo i fiorentini ormai vinti dall’invidia, dalla superbia e dall’avarizia nei loro cuori.
Ciacco non parla più dopo queste parole e Dante gli chiede dove si trovano dei fiorentini a lui conosciuti e ormai passati ad altra vita, se tra beati nel Paradiso o tra i tormentati nell’Inferno. Ciacco rivela che questi uomini si trovano fra le anime più malvagie: diverse colpe li collocano nell’Inferno più profondo e Dante li potrà incontrare se continuerà la sua discesa in quel Regno. Ciacco conclude il suo dialogo con Dante chiedendogli di ricordarlo nel mondo dei vivi, poi rivolge gli occhi verso il basso e ritorna a subire la sua eterna pena con gli altri dannati.
Virgilio rivela che quell’anima non si ridesterà più fino a quando non verrà suonata la tromba angelica del giudizio finale, dopo il quale i beati raggiungeranno la vera perfezione nel godere Dio, mentre, i dannati si riuniranno al corpo accrescendo la loro pena.
I due poeti proseguono la strada continuando a parlare lungo il loro cammino, fino a quando non giungono in un punto dove non si può scendere: qui incontrano Pluto, il grande nemico.
2 dicembre 2013
I canti
I canto inferno
II canto inferno
Canto III inferno
Canto IV inferno
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Approfondimenti:
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2) Divina Commedia o Comedìa?
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4) Dante e la politica a Firenze
5) L'ordinamento morale dell'Inferno dantesco
6) La struttura del Purgatorio
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9) Dante e i papi
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Il saggio sui canti della Divina Commedia: