Canto X della Divina Commedia, a cura di Martina Michelangeli
Virgilio procede, seguito da Dante, fra le mura di Dite e quei luoghi di tormento: il Fiorentino chiede al suo maestro chi sono i dannati di questo luogo e l’antico poeta risponde che vi sono collocati quelli che hanno seguito Epicuro e che credono che l’anima muoia con il corpo.
Da una delle tombe all’improvviso si sente una voce, che si rivolge a Dante definendolo “Tosco”, riconoscendo la sua parlata fiorentina, la stessa lingua di chi ha parlato. Dante si spaventa al suono di questa voce, ma Virgilio lo esorta a parlare con quell’anima che da una delle tombe si è alzata fino alla vita.
Dante fissa negli occhi quest’anima, che si erge con il petto e con la fronte come se avesse in disprezzo l’Inferno. Virgilio spinge Dante verso quella tomba avvertendolo di usare parole adeguate: l’anima dannata è quella di Farinata degli Uberti, politico di Firenze della parte dei ghibellini. Farinata chiede a Dante chi fossero i suoi antenati, e Dante senza nascondere nulla risponde, ma l’anima precisa che furono suoi nemici politici e che per due volte la sua fazione politica li fece allontanare da Firenze, per essere stati sconfitti in due battaglie. Dante sentendosi colpito nell’orgoglio risponde che anche se furono cacciati ritornarono per tutte e due le volte a Firenze, a differenza degli avi di Farinata.
Proprio quando la tensione fra i due cresce appare un’altra anima da una delle tombe, che come se si fosse messa in ginocchio, sembra in cerca di qualcuno, guarda Dante e gli chiede se c’è un’altra persona con lui: il poeta risponde che la persona che l’anima che cerca non si trova con lui, suo figlio Guido Cavalcanti, poiché non è stato degno di compiere quel viaggio, che Dante non compie da solo ma con l’aiuto di due guide. L’uomo a queste parole, e sentendo Dante parlare al passato, si spaventa e gli chiede se il figlio fosse ancora tra i vivi, ma il poeta rimane basito di fronte a quella domanda e non risponde, facendo sprofondare di nuovo nella tomba e con il volto segnato dal dolore quell’anima.
In tutto questo l’anima di Farinata non si è mossa, ma riprende il discorso politico con Dante dove lo ha lasciato: i suoi antenati non riuscirono a tornare a Firenze e questo per lui era un tormento peggiore rispetto alla pena che deve subire; dopo questa rivelazione Farinata proferirà a Dante il suo esilio, facendogli capire che anche lui, come gli antenati del dannato, non tornerà a Firenze.
Farinata chiede a Dante il perché la sua parte politica non viene accettata a Firenze, e il poeta spiega che dopo la sanguinosa battaglia di Montaperti (1260) i guelfi hanno deciso di reprimere duramente i ghibellini. Farinata rivela che lui ha sempre combattuto per la patria, schierandosi anche contro la sua fazione quando i suoi compagni presero la decisione di radere al suolo la città. Dante per questo motivo prova stima nei confronti del dannato, in quanto uomo orgoglioso della sua patria e dell’amore che provava verso la sua Firenze.
Prima di lasciare il dannato Dante chiede, ripensando al dialogo avuto con il padre di Guido Cavalcanti, perché loro possono prevedere il futuro ma non conoscono il presente: Farinata spiega che per la loro colpa in vita, essendo stati attaccati al presente e non voler vedere le cose lontane, adesso da morti riescono a guardare bene le cose future ma non ciò che avviene nel presente. Dante dopo questa risposta, preso dal rimorso chiede a Farinata di riferire a Cavalcanti padre di aver frainteso la sua domanda e di essere caduto nell’errore, riferendo all’anima che il figlio Guido si trova ancora tra i vivi. Dante chiede a Farinata i nomi degli altri dannati che si trovano fra quelle tombe, ma il politico cita due nomi ma poi si nasconde di nuovo nel suo sepolcro.
Virgilio richiama Dante e i due poeti si incamminano di nuovo, ma il maestro accorgendosi dei pensieri del suo allievo gli chiede a cosa pensa: Dante rivela che le parole riferite da Farinata sul suo futuro gli sembrano ostili. Virgilio riprende Dante dicendogli che dovrà sempre ricordare quelle parole, e quando arriverà a incontrare l’amata Beatrice lei sarà in grado rivelargli la verità e il fine ultimo di questo suo viaggio.
I due poeti lasciano il muro della città andando verso il centro, per un sentiero che termina in una valle dalla quale giunge un cattivo odore.
2 dicembre 2013
I canti
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II canto inferno
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Canto IV inferno
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Approfondimenti:
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2) Divina Commedia o Comedìa?
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4) Dante e la politica a Firenze
5) L'ordinamento morale dell'Inferno dantesco
6) La struttura del Purgatorio
8) Le profezie dell'esilio
9) Dante e i papi
10) Beatrice
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Il saggio sui canti della Divina Commedia: