Canto VIII della Divina Commedia, a cura di Martina Michelangeli
Dante arrivato ai piedi della torre citata alla fine del canto precedente vede due fuochi che comunicano un terzo fuoco più lontano, e rivolgendosi a Virgilio chiede cosa significano quei segnali, e la guida risponde che Dante può vederlo con i suoi occhi: si vede una piccola imbarcazione venire sull’acqua verso i due poeti guidata da un solo marinaio, il demone Flegiàs che cerca di spaventare Dante, ma Virgilio lo rimprovera e il demone reprime la sua ira.
Virgilio scende nella barca seguito da Dante e salendovi sopra il poeta si accorge come fosse carica di anime. Mentre la barca percorre il suo cammino un’anima coperta di fango si rivolge a Dante stupendosi di vedere un vivo fra i morti, che Dante riconosce definendolo “maledetto”: il dannato a queste parole cerca di far cadere Dante dalla barca ma Virgilio lo riporta al suo posto con gli altri dannati, rivelando a Dante che quella era l’anima di una persona arrogante e che coloro che in vita furono potenti e di dignità regale a causa dei loro peccati si ritrovano nella melma insieme agli altri. Dante rivela alla sua guida di desiderare di vedere quell’anima buttata nell’acqua sudicia e prima di superare l’altra riva i poeti guardano come quell’ombra subì quello strazio dalle altre anime della palude rivelando il suo nome: Filippo Argenti, il quale si rigirava i denti contro se stesso per l’ira.
Dopo questa scena Virgilio avverte l’allievo che si stanno avvicinando alla città che si chiama Dite, con i cittadini aggravati dalle pene e controllata da un innumerevole esercito di diavoli. I due poeti giungono ai profondi fossati che girano intorno a quella città di disperazione, dove per Dante le mura sembrano di ferro.
Flegiàs grida alle anime di scendere dalla barca e alla vista di Dante i diavoli si precipitano dal cielo per chiedere perché un vivo si trovi lì e Virgilio accenna loro di voler parlare in disparte, ma i diavoli vogliono solo parlare con l’antico poeta urlando a Dante di allontanarsi e di ritornare da solo sulla terra. Il Fiorentino si sente smarrito a quelle parole e prega la sua guida di non abbandonarlo, e Virgilio lo rassicura che il suo cammino non può essere ostacolato da nessuno e che lui non l'abbandonerà nell’Inferno.
Virgilio si allontana da Dante per andare a parlare con i diavoli, ma la guida non si ferma a lungo con essi e si dirige verso Dante con passi lenti, il volto a terra e gli occhi privi di sicurezza ripetendo fra i sospiri che gli hanno impedito di entrare nella città del dolore. Virgilio però consola Dante dicendogli che non perderà questa lotta contro i diavoli, dediti a comportarsi in questo modo, ma presto il loro cammino sarà ripreso grazie a colui che supererà i cerchi per aprire a loro le porte della città maledetta.
2 dicembre 2013
I canti
I canto inferno
II canto inferno
Canto III inferno
Canto IV inferno
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Approfondimenti:
1) Le figure femminili nella Divina Commedia
2) Divina Commedia o Comedìa?
3) L'allegoria delle tre fiere del primo canto dell'Inferno
4) Dante e la politica a Firenze
5) L'ordinamento morale dell'Inferno dantesco
6) La struttura del Purgatorio
8) Le profezie dell'esilio
9) Dante e i papi
10) Beatrice
11) I canti politici
12) Le guide di Dante
Il saggio sui canti della Divina Commedia: